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ANNI DI VENTO

PER UNA MESSA IN SCENA DI STORIE FEMMINILI DELLA RESISTENZA

regia Marco Baliani
drammaturgia Marco Baliani, Alessandra Ghiglione, Maria Maglietta
con Roberto Anglisani, Elisa Cuppini, Lucilla Giagnoni e Maria Maglietta
costumi Maria Maglietta
collaborazione costumi Giacomo Sega
luci Francesco Pozzi
tecnico luci Marco Biagioni
collaborazione al progetto Isabella Carloni
produzione Trickster Bricconi Divini, Drodesera Festival

Anno di debutto: 1995


Ma io vorrei morire stasera,
e che voi tutti moriste
col viso nella paglia marcia,
se dovessi un giorno pensare
che tutto questo fu fatto per niente.
Renata Viganò

Donne che resistono sono al centro del nostro lavoro.
Figure e storie diverse, ma collocate tutte in quel periodo fondamentale per la Storia del nostro paese che si snoda dall’entrata in guerra dell’Italia nel giugno del 1940 sino alla Liberazione e alla Costituente.
Per la prima volta in quegli anni la donna è uscita da quel privato dove tradizione, cultura religiosa e politica la relegavano. È un passaggio storico.
Donne abituate ad essere tutelate e guidate, diventano con la guerra le uniche responsabili della sopravvivenza di una collettività e poi, con la Resistenza, si trasformano in staffette, commissari politici, combattenti. Nascondono nei doppi fondi delle borse messaggi e materiale di propaganda, viaggiano con ogni mezzo, a piedi, in bicicletta, in treno, su camion militari.
Indossano abiti maschili e vanno in montagna. Imbracciano lo sten e uccidono. Ospitano uomini su cui pesano taglie terribili rischiando così la medesima sorte, o più semplicemente e, non per questo con meno rischi, danno cibo e abiti ai soldati in fuga, ne nascondono altri, creano una rete di rapporti e di servizi diffusa e capillare.
Compiono una resistenza civile e su scala di massa.
Le donne portano in questa guerra il segno di una resistenza civile che è anche e soprattutto una forma nuova di impegno politico in nome di valori superiori al prevalente ideologismo dei partiti.
Dietro alle scelte di quelle donne e di ogni donna che oggi resiste alla violenza, al fanatismo, alla brutalità di società diverse che in altro modo distruggono, inaridiscono la vita: c’è una indicazione di civiltà più alta e diversa e che fonda la politica.
Abbiamo lavorato su scritti, diari, memorie, in particolare su Diario partigiano di Ada Gobetti, Sole nero di Gina Negrini, Mi chiamerò Serena di Ines Pisoni e su Una vita ai morganti di Annette Rech.
Le quattro donne non narrano solo di se stesse ma diventano anche veicolo di una memoria femminile più vasta. Potranno, nel miracolo del teatro, trasfigurarsi e agire coi nomi di altre donne, come se nel piccolo spazio della scena rivivessero più vite.
In scena quattro attrici capaci di registri di lavoro diversi, alla ricerca di un teatro totale che veicoli racconti potenti. Non si tratta solo di un atto necessario di memoria e di lotta all’oblio, ma di un modo di guardare la contemporaneità attraverso i racconti del nostro passato prossimo.


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