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JEANNE D’ARC

di e con Maria Maglietta
regia Marco Baliani
lucí Roberto Vinattieri
colonna sonora Paolo Modugno Studio Oasi
organizzazione e promozione Elisa Morsani e Antonella Vicini
produzione Ruotalibera Teatro

Anno di debutto: 1989


Ci sono notti assolutamente speciali. Le ultime. Quelle che non promettono albe. Innumerevoli notti prima del colpo fatale, notti in attesa di patiboli, esecuzioni, roghi.
C’è una specie di sacralità impura che accomuna lo spazio e il tempo notturno di queste esperienze, gli ultimi soffi vitali, concentrazioni estreme di energie che restano, come fantasmi, dopo.
È un luogo ideale per raccogliere storie e raccontarle in teatro, come si concentrassero in un punto intere esistenze; e la memoria veleggia e si dipana, senza raziocinio, per discontinuità, per aberrazione di ricordi che si intersecano e che mai sono stati realtà, affastellamento di immagini, a squarci.
Parole che risuonano con forza un tempo sconosciuta, ora inverosimili nello loro potenza di fissazione: tutto si fa misurazione, confronto, sfida. Forse non accade nulla di tutto ciò e un’abulia nebbiosa confonde i minuti e le cose. Pure ci piace immaginare che Jeanne là in fondo, nel buio della cella, incapace, semplicemente, di attendere. Non è mai stata capace di aspettare.
Jeanne D’Arc è uno di quegli spettacoli cercati a lungo, con caparbietà, in processi di identificazione tra attrice e personaggio che hanno bisogno di maturare nel tempo, per accumulo di materiali, per fascinazioni che si addensano intorno a nuclei immaginifici ove sia possibile confondersi e perdersi, scambiarsi e prestarsi pezzi di esistenza, bugie e verità.
Maria è andata cercando prima di tutto Jeannette, prima che si trasformasse in Jeanne D’Arc, come a spogliare il mito e a ritrovare una figura di donna appartenente alla terra, nei boschi di Domremy, nei giochi adolescenti del preludio alla metamorfosi: di Jeanne D’Arc vuole esporre la corporeità, carne cruda e sensi, la grande paura di esistere, la voglia disperata di cambiamento.
Cercare Jeannette attraverso i documenti storici, le risposte ai giudici, gli atti del processi, ma cercarla anche attraversi le leggende, le interpretazioni già date, i film che ne hanno parlato, le altre attrici viste.
E solo alla fine del percorso, quando immagini, desideri e idee si sono scontrati nella pratica della scena, possiamo immaginare Maria-Jeannette, accucciata in terra, nella semioscurità della cella, abbracciata a due pezzi di legno in forma di croce e di spada, pronta a raccontare la sua ultima notte.

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